Short Track: intervista a Kenan Gouadec, High Performance Director della Nazionale italiana

Kenan Gouadec, High Performance Director della Nazionale italiana di short track. Siamo a meno di un mese dai Mondiali di Rotterdam, l’appuntamento più atteso della stagione. Come ci arriva l’Italia?

“Sono certo che arriveremo pronti alla rassegna iridata in Olanda. Saranno molto importanti le prossime settimane per finalizzare al meglio la preparazione e portare tutti al 100%. Lavoreremo a fondo sui meccanismi di squadra mentre, a livello individuale, Pietro Sighel deve recuperare la forma migliore dopo la febbre di Danzica mentre Cassinelli ha bisogno di ritrovare la confidenza con il ghiaccio e con le gare dopo la lunga assenza per infortunio”.

Gli infortuni in effetti quest’anno hanno purtroppo giocato un ruolo importante.

“Senza dubbio in questa stagione abbiamo patito parecchie assenze di rilievo e, in termini di risultati, non possiamo non tenerne conto. Al maschile Tommaso Dotti ha saltato l’intera stagione e Andrea Cassinelli è rientrato solo a Dresda dopo mesi lontano dal ghiaccio: parliamo del 50% della staffetta che lo scorso anno ha vinto una medaglia ai Mondiali. Non averli è significato pagare un prezzo in termini di esperienza”.

Cosa ha significato invece dover rinunciare a Martina Valcepina?

“È stato un colpo molto duro perché avevamo recuperato una Martina rilanciata verso i suoi livelli migliori e perderla alla vigilia di una tappa importante come quella di Seul ha condizionato un po’ tutti. Era partita davvero forte centrando medaglie e dimostrando una competitività altissima. Peccato in campo femminile aver dovuto rinunciare anche a Botter Gomez per l’intera stagione a causa di un problema piuttosto serio al ginocchio e per gli acciacchi che ha patito Arianna Valcepina. Arianna, in particolare, è un elemento molto importante pure per la staffetta e non averla avuta a disposizione in appuntamenti importanti ci ha tolto senz’altro qualcosa”.

Come si possono leggere le ultime due tappe europee di Dresda e Danzica?

“Credo vadano lette in prospettiva. Senza dubbio abbiamo commesso qualche errore, senza i quali ci troveremmo a festeggiare oggi qualche podio in più. In queste tappe però non potevamo essere al top della forma perché l’appuntamento più importante della stagione, i Mondiali di Rotterdam, arrivano fra meno di un mese e la pianificazione dei carichi doveva tener conto di questo. Un po’ come accaduto nelle tappe asiatiche, quando eravamo meno brillanti perché miravamo a fare un ottimo Europeo”.

E in effetti la rassegna continentale di Danzica è stata esaltante…

“In quell’occasione abbiamo messo in mostra tutto il nostro potenziale. Pietro Sighel è stato eccezionale, pressoché perfetto, e ci siamo tolti soddisfazioni anche al femminile sia a livello individuale che di staffetta. Anche la caduta all’ultima curva della staffetta mista, in fondo, pur con il rammarico della medaglia sfumata, ha messo in evidenza un aspetto di cui vado fiero e su cui stiamo lavorando tanto”.

 Ce lo spieghi meglio?

“La squadra ha fatto in questa stagione uno step mentale. Non si corre per accontentarsi o fare il compitino: vogliamo centrare Finali A e competere sempre con i più forti e per questo serve rischiare, osare, aggredire. In questa stagione un atteggiamento di questo genere, soprattutto in un gruppo giovane, può far sì che si perda qualche medaglia o piazzamento comodo ma fa parte del percorso di costruzione di una mentalità vincente”.

Quale è dunque il prossimo obiettivo?

“La costanza di rendimento. La squadra manca ancora un po’ di regolarità perché gli atleti sono giovani e stanno imparando a conoscere sé stessi e devono apprendere le letture in gara quando la posta in palio si alza. Tutto ciò si acquisisce con l’esperienza. Noi li stiamo accompagnando in questo percorso che non deve guardare a domani ma a Milano Cortina”.

Anche la stagione si deve dunque inquadrare in un progetto più a lungo raggio?

“È fondamentale. Ogni qual volta si fanno bilanci su una singola stagione serve ricordarsi come questa si inserisce nel piano programmatico quadriennale verso le Olimpiadi. In questa stagione abbiamo incontrato una concorrenza più agguerrita rispetto alla stagione post olimpica e, ciò nonostante, abbiamo alzato il livello medio delle prestazioni. Abbiamo centrato più top ten e se il piazzamento medio delle donne, per esempio, la scorsa stagione viaggiava introno al 18° posto, lo abbiamo portato quest’anno ora sotto il 14°. Basti pensare che in stagione tutte le ragazze hanno centrato almeno una volta una Finale A individuale. Anche gli uomini hanno partecipato a più finali e anche per loro il livello medio si è alzato. Alle spalle di Sighel, per citare un esempio, c’è uno Spechenhauser che ha chiuso sul podio stagionale di Coppa del Mondo sui 1.000 metri o un Nadalini che ha conquistato la sua prima Finale A. E serve ricordare che anche l’inserimento di una nuova head coach necessità di tempi di apprendimento da parte del gruppo”.

Cosa ha portato come valore aggiunto Maggie QI alla squadra azzurra?

“In primis Maggie ci ha portato la sua esperienza ad alti livelli e dettagli importanti riguardo a metodologie di lavoro e preparazione. Questi cambiamenti vanno assorbiti dal gruppo e questa stagione ci ha permesso, provando approcci differenti, anche di capire come ogni singolo atleta reagisce a questi stimoli. Da qui partiremo per una pianificazione sempre più individuale su ciascun pattinatore al fine di massimizzare il potenziale di ognuno”.

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