Short Track, la Nazionale in raduno a Bormio. Rodigari: “Lavoriamo per alzare ancora l’asticella”

Terzo raduno di preparazione estiva per la Nazionale Senior di short track che, a partire dal 18 agosto, proseguirà il suo percorso  sul ghiaccio del Centro Tecnico Federale di Bormio. Azzurri in pista fino al 3 settembre con un focus più specifico che prevederà maggiori sedute sul ghiaccio in aggiunta al più classico lavoro a secco. Il tutto agli ordini dei coach azzurri Derrick Campbell e Nicola Rodigari con, a supporto, gli aiuto allenatori Lucia Peretti ed Elena Viviani oltre al preparatore atletico Carlo Varalda e all’osteopata Lisa De Lorenzi.

Questi gli atleti convocati per il raduno: Chiara Betti (C.P. Pinè), Nicole Botter Gomez (Fiamme Oro), Elisa Confortola (Fiamme Oro), Katia Filippi (Fiamme Oro), Gloria Ioriatti (Fiamme Oro), Arianna Sighel (Fiamme Oro), Arianna Valcepina (Fiamme Gialle), Martina Valcepina (Fiamme Gialle), Mattia Antonioli (C.S. Esercito), Andrea Cassinelli (Fiamme Gialle),  Yuri Confortola (C.S. Carabinieri), Tommaso Dotti (Fiamme Oro), Marco Giordano (C.S. Carabinieri), Pietro Marinelli (C.S. Esercito), Thomas Nadalini (Fiamme Oro), Davide Oss Chemper (C.P. Pinè), Pietro Sighel (Fiamme Gialle), Luca Spechenhauser (C.S. Carabinieri) e Davide Viscardi (C.S. Esercito). A loro si aggiungeranno, dal 22 al 28 agosto, Lucrezia Casagrande (V.G. Torino), Pietro Castellazzi (Bormio Ghiaccio) e Lorenzo Previtali (Fiamme Oro).

Momento importante, questo, per mettere le basi di una nuova stagione che aprirà il fondamentale quadriennio olimpico di Milano Cortina 2026. “La preparazione procede bene, proprio come l’avevamo preparata. In queste due settimane e mezzo continueremo il lavoro intrapreso sulla velocità, con qualche allenamento sui giri e anche alcuni più specifici sulla staffetta” spiega Nicola Rodigari, che ha risposto anche a qualche domanda sul suo nuovo ruolo – al primo anno ufficialmente alla guida della Nazionale Senior -, sul passato e sul futuro.

Nicola Rodigari, pronto alla sfida che ti attende alla guida della Nazionale Senior?

Pronto e carico. A dire il vero la squadra Senior la conosco già bene: nelle ultime due stagioni, da quando la Nazionale Senior ha iniziato a fare base al Centro Tecnico Federale di Bormio, sono stato al fianco dei ragazzi sempre più da vicino e in maggiori occasioni. Ho sfruttato l’occasione per imparare tanto, crescere e, quando necessario, dare il mio contributo”.

Il direttore tecnico azzurro Kenan Gouadec ti ha definito un punto di riferimento per tutta la squadra, anche e soprattutto nei momenti difficili.

In effetti subentrare dopo l’addio di Blackburn a inizio dicembre e a due mesi dalle Olimpiadi non è stato facile. Era un ruolo dedicato e io ho provato a fare del mio meglio anche se forse qualche cosa, con il senno di poi, avrei potuto gestirla in maniera diversa. È tutta esperienza…”.

Quella che stai accumulando già da quattro anni, quando hai deciso di chiudere la tua carriera da atleta.

“Nel 2018, quando mi sono ritirato, ho cominciato subito a programmare la stagione successiva da coach della Nazionale Junior. Negli ultimi anni di carriera già pensavo a questo passaggio e forse anche per questo la transizione non è stata così traumatica. Da atleta sei focalizzato sempre su te stesso mentre da allenatore cambi prospettiva e fai delle scelte con la consapevolezza delle conseguenze che queste avranno sull’intero gruppo. Quando gareggi non te ne rendi conto e io stesso, ripensando a quelle cose dei miei coach che non mi andavano a genio, a posteriori mi sono dovuto ricredere. In questo ruolo mi ha aiutato tanto anche la pausa di due stagioni nel 2011, quando avevo lasciato le gare dedicandomi proprio al ruolo di allenatore, seppur in un club. Un’esperienza, anche quella, che mi è tornata utile”.

Cosa ha significato per te allenare la Nazionale Junior?

È stata una grande palestra. Il bello di allenare i giovani è che ti seguono con grande fiducia e partecipazione, senza pregiudizi, e per questo la gestione del gruppo può rivelarsi in un certo senso più semplice. Più in generale, però, è un ruolo diverso ma non più facile, perché in questo lavoro di facile non c’è niente”.

Quanto aiuta avere le Nazionali Junior e Senior a stretto contatto nel lavoro e nella pianificazione?

Ritengo sia importantissimo avere un interscambio, soprattutto per i più giovani che hanno un modello da seguire e che, nel momento in cui crescono, hanno l’opportunità di affiancarsi ai più esperti e imparare tanto. Anche a livello di staff tecnico la condivisione di idee è fondamentale per lavorare in un’unica direzione agevolando l’inserimento dei talenti in Nazionale Senior e coltivando una continuità di metodo”.

Quale è il principale messaggio che cerchi sempre di trasferire alla tua squadra?

Mi sforzo di far capire a tutti quanto sia importante vivere ogni momento della vita da atleta, dal raduno fino ad ogni gara, con divertimento. La passione ti alleggerisce dalle fatiche e dai sacrifici mentre quando pensi alla carriera sportiva solo come a una professione ogni singolo aspetto si fa più difficile da sopportare. E poi, pur essendo un cultore del duro lavoro, ai ragazzi chiedo di non smettere mai di concentrarsi sulla tecnica”.

Cosa ti aspetti dalla collaborazione con Campbell?

Derrick è un allenatore esperto ed estremamente competente; lo stimo e ho avuto la fortuna di competere contro di lui quando era quasi a fine carriera. Sono certo che ci darà un valore aggiunto importantissimo e non vedo l’ora di imparare e apprendere il più possibile, sempre cercando di rendermi utile con le mie idee e la mia filosofia”.

Su cosa questa Nazionale può lavorare per crescere ancora?

Usciamo da un’Olimpiade in cui abbiamo ben figurato. La strada da percorrere è quella della ricerca verso un approccio sempre più professionistico ad ogni singolo aspetto della disciplina. Abbiamo visto negli ultimi anni le grandi Nazioni avvalersi di staff profondissimi, formati da professionisti di altissimo livello con competenze diverse e complementari. Anche noi stiamo intraprendendo questo percorso grazie agli investimenti fatti dalla Federazione e dobbiamo insistere su questo punto. La tecnologia e l’utilizzo di software sempre più moderni, per esempio, è un altro aspetto che ci aiuterà ad alzare l’asticella”.

Come accaduto a te in passato, anche Elena Viviani, che ha annunciato il ritiro, comincerà subito il suo percorso da allenatrice. Quanto credi nell’idea che gli atleti restino all’interno del movimento per passare il testimone alle nuove generazioni?

È un qualcosa in cui credo e per cui mi batto da sempre. Ne parlo da anni con Kenan Gouadec anche perché so che in passato ci sono state occasioni perse con atleti di valore che non sono riusciti a dare il loro contributo una volta terminata la carriera. Credo che per la FISG sia assolutamente un patrimonio di esperienza e conoscenze da preservare”.

Hai vissuto da atleta i Giochi in casa di Torino 2006. Che effetto fa pensare e lavorare per Milano Cortina 2026?

Le Olimpiadi, se le hai vissute, ti restano dentro e anche solo parlandone puoi trasmetterne la magia ai più giovani e la voglia di raggiungerle. Godere dell’opportunità dei Giochi in casa è un’occasione più unica che rara nel corso di una carriera e faremo di tutto perché i ragazzi diano il massimo per cogliere questa opportunità al meglio, magari anche intervenendo per togliere loro la pressione che, inevitabilmente, si farà sentire in avvicinamento all’evento”.

Come è cambiato lo short track rispetto a quando pattinavi tu?

La disciplina è in continua evoluzione, c’è tanto da sperimentare e provare, a partire dai nuovi materiali e dall’approccio al loro utilizzo che sta cambiando anche la tecnica di questo sport. Serve restare sempre aggiornati perché il livello medio, sulla scena internazionale, è già salito parecchio e i dettagli faranno sempre più la differenza”.

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